Il biglietto vincente
Io la vedo così: ogni giorno, molte volte al giorno, ci viene messo in mano il biglietto vincente della lotteria. Quello vincente sul serio, il primo premio extra-lusso, mica roba da pezzenti. Quello che ci dà più di quanto osassimo sperare, quello che raggiunge l’obiettivo che da soli non eravamo in grado di raggiungere.
E poi accade che per una strana miopia che ci ritroviamo addosso, quel biglietto lo buttiamo.
Quello che ci frega è che quel biglietto l’abbiamo immaginato, pensato, plasmato nella nostra mente fino a convincerci che dovesse essere proprio come l’avevamo pensato noi. E quindi per giorni, mesi, anni, per una vita intera siamo andati alla ricerca di quel biglietto vincente: rettangolare e color verde smeraldo, proprio come ce lo siamo immaginati.
E accade che ad un certo punto quel biglietto ce lo regalano. Oh, è quello vincente, non si scappa. E’ lui, è quello che affannosamente cercavamo. Ed è lì, tra le nostre mani, non dobbiamo nemmeno fare la fatica di raccoglierlo da terra.
Però… mannaggia: non è che sia proprio proprio rettangolare come si deve. Si vede a occhio che è tutto storto, sembra tagliato male, ed è anche un po’ troppo ingombrante per stare comodamente in tasca. Sì, sembra decisamente più un trapezio venuto male che non il rettangolo che ci aspettavamo. Che poi, quello è il meno. Il colore, il colore è il problema. Dovrebbe essere verde smeraldo, è così facile… verde smeraldo. Te lo dico io. E invece cos’è sto giallino smorto che sembra quasi sbiadito? Sarà mica un colore vincente questo? Non ci siamo. Mi sembrava che le specifiche fossero chiare, e anche abbastanza semplici: rettangolare, verde smeraldo. Tutto qui. Direi che proprio non ci siamo, con ‘sta cosa tutta sghemba e per di più giallina. Proprio no.
Via, nel cestino. E da domani ricominciamo a cercare il nostro biglietto verde smeraldo, perfettamente rettangolare.
Magari poi lo troveremo anche, solo che non sarà quello vincente. E dire che ce l’avevamo in mano, il benedetto oggetto delle nostre ricerche. Solo che non era come l’avevamo immaginato. Non era verde, soprattutto. (Però era il vincente). Ma no, il mio biglietto vincente deve essere verde. Non deve essere vincente, deve essere verde. Il vincente giallino non lo voglio, il fatto che sia giallino mi impedisce di credere che sia lui il vincente.
Se però è vero (ed è vero) che in tutte le circostanze della vita c’è il nostro biglietto vincente, e che basta solo tenerlo in mano e non buttarlo via, pensate a quante occasioni ci perdiamo solo perchè abbiamo preventivamente deciso noi quali caratteristiche deve avere la “circostanza positiva”, l’avvenimento buono e giusto per noi. Quanti sforzi inutili a cercare una cosa che è già lì, mille volte al giorno, solo che non è come la pensavamo noi. E non ci proviamo nemmeno, a vedere se per caso non era davvero il top per noi.
Mi sto rendendo conto che preferisco un biglietto vincente orribile e doloroso, piuttosto che un biglietto esattamente come lo speravo io, ma perdente.
Non lo so, ma a me sembra che questo sia il punto che rende la vita semplice e a prova di tutto.
Io la vedo così: ogni giorno, molte volte al giorno, ci viene messo in mano il biglietto vincente della lotteria. Quello vincente sul serio, il primo premio extra-lusso, mica roba da pezzenti. Quello che ci dà più di quanto osassimo sperare, quello che raggiunge l’obiettivo che da soli non eravamo in grado di raggiungere.
E poi accade che per una strana miopia che ci ritroviamo addosso, quel biglietto lo buttiamo.
Quello che ci frega è che quel biglietto l’abbiamo immaginato, pensato, plasmato nella nostra mente fino a convincerci che dovesse essere proprio come l’avevamo pensato noi. E quindi per giorni, mesi, anni, per una vita intera siamo andati alla ricerca di quel biglietto vincente: rettangolare e color verde smeraldo, proprio come ce lo siamo immaginati.
E accade che ad un certo punto quel biglietto ce lo regalano. Oh, è quello vincente, non si scappa. E’ lui, è quello che affannosamente cercavamo. Ed è lì, tra le nostre mani, non dobbiamo nemmeno fare la fatica di raccoglierlo da terra.
Però… mannaggia: non è che sia proprio proprio rettangolare come si deve. Si vede a occhio che è tutto storto, sembra tagliato male, ed è anche un po’ troppo ingombrante per stare comodamente in tasca. Sì, sembra decisamente più un trapezio venuto male che non il rettangolo che ci aspettavamo. Che poi, quello è il meno. Il colore, il colore è il problema. Dovrebbe essere verde smeraldo, è così facile… verde smeraldo. Te lo dico io. E invece cos’è sto giallino smorto che sembra quasi sbiadito? Sarà mica un colore vincente questo? Non ci siamo. Mi sembrava che le specifiche fossero chiare, e anche abbastanza semplici: rettangolare, verde smeraldo. Tutto qui. Direi che proprio non ci siamo, con ‘sta cosa tutta sghemba e per di più giallina. Proprio no.
Via, nel cestino. E da domani ricominciamo a cercare il nostro biglietto verde smeraldo, perfettamente rettangolare.
Magari poi lo troveremo anche, solo che non sarà quello vincente. E dire che ce l’avevamo in mano, il benedetto oggetto delle nostre ricerche. Solo che non era come l’avevamo immaginato. Non era verde, soprattutto. (Però era il vincente). Ma no, il mio biglietto vincente deve essere verde. Non deve essere vincente, deve essere verde. Il vincente giallino non lo voglio, il fatto che sia giallino mi impedisce di credere che sia lui il vincente.
Se però è vero (ed è vero) che in tutte le circostanze della vita c’è il nostro biglietto vincente, e che basta solo tenerlo in mano e non buttarlo via, pensate a quante occasioni ci perdiamo solo perchè abbiamo preventivamente deciso noi quali caratteristiche deve avere la “circostanza positiva”, l’avvenimento buono e giusto per noi. Quanti sforzi inutili a cercare una cosa che è già lì, mille volte al giorno, solo che non è come la pensavamo noi. E non ci proviamo nemmeno, a vedere se per caso non era davvero il top per noi.
Mi sto rendendo conto che preferisco un biglietto vincente orribile e doloroso, piuttosto che un biglietto esattamente come lo speravo io, ma perdente.
Non lo so, ma a me sembra che questo sia il punto che rende la vita semplice e a prova di tutto.