I nostri infiltrati
Mi ha sempre incuriosito quella dinamica per cui due connazionali che in patria si sarebbero ignorati, se si incontrano in terra straniera diventano subito amici. Succede spesso: tu sei in giro per una città straniera, magari di una cultura molto diversa dalla tua (che so, in India o nell’Africa nera), e incontri un italiano. Beh, scatta subito un’empatia per cui è come se con quella persona avessi tutto in comune. E’ una cosa naturale, succede e basta.
Istintivamente ti fidi di più di chi ti è simile, anche senza basi razionali per questa tua fiducia. Lo ricerchi, addirittura, il tuo simile. E così capita che se stai male in terra straniera, a pelle ti fidi di più di un medico italiano che di uno locale, anche se non li conosci. O se devi votare un tuo rappresentante, sei portato a preferire quello che viene dal tuo stesso paesino, anche senza basi politiche per giustificare questa preferenza. E’ così, inutile negarlo: è istintivo.
E’ rassicurante l’idea che ci sia qualcuno che condivide con noi qualcosa, che in qualche modo ci è simile. E quanto più estraneo è il contesto, tanto più stretto è il legame col nostro simile (e tanto meno ci servono ragioni per giustificarlo, questo legame). La stessa persona che a Milano non saluteresti nemmeno (o che magari, alle 7.30 del mattino sulla metropolitana, ti darebbe anche un discreto fastidio), diventa improvvisamente qualcuno a cui ti senti legato.
L’origine di questo legame così rassicurante sta nel fatto di vedere qualcuno che è come te, che in qualche modo ti rappresenta.
Pensavo a queste cose mentre mi rendevo conto che siamo arrivati, anche quest’anno, alla duegiorni in cui la Chiesa ci fa ricordare Sant’Ambrogio e l’Immacolata Concezione di Maria. I Santi, e la Madonna in primis, sono i nostri connazionali, sono i nostri rappresentanti presso Dio. Perché loro sono come noi, sono uomini come noi, in carne e ossa e desideri e domande e dubbi e errori e tutto il resto. Identici. Sono della nostra stessa natura. Questa è la cosa più confortante e rassicurante che riesco ad immaginare, perché se loro sono lì, al cospetto di Dio, significa che abbiamo i nostri “uomini all’Avana”, per dirla con Graham Greene. Abbiamo degli infiltrati, abbiamo gente nostra ai posti di comando. E questa sì che è una buona notizia.
Tra noi e i Santi, e la Vergine Maria sopra a tutti, vige quella stessa unità “a priori” dei due connazionali in terra straniera: siamo simili, e questo ci rende uniti. E allora possiamo davvero contare su di loro, perché sono i nostri rappresentanti presso Dio, sono i nostri membri di garanzia del CdA celeste. I Santi patroni esistono per questo: sono i rappresentanti più stretti, i simili più simili di una certa categoria di persone. Occorrerebbe recuperare la devozione verso i propri Santi patroni, oltre che verso la Vergine Maria, proprio per non sprecare questa opportunità che abbiamo di farli intercedere per noi. Loro sono là, hanno diritto di parola e di voto, e possono portare avanti qualche raccomandazione per i loro simili (la Comunione dei Santi fa il resto). Come chiunque di noi, anche i Santi hanno a cuore in modo particolare coloro con cui hanno qualcosa in comune. Per questo i patroni delle città e dei mestieri sono così importanti.
Per chi come me è milanese, non possono passare inosservate queste 48 ore in cui in un colpo solo si celebra il patrono della nostra città e Maria, l’infiltrata per eccellenza di tutto il genere umano.
Sono proprio questi i rappresentanti di cui abbiamo bisogno, altro che quote rosa.
Mi ha sempre incuriosito quella dinamica per cui due connazionali che in patria si sarebbero ignorati, se si incontrano in terra straniera diventano subito amici. Succede spesso: tu sei in giro per una città straniera, magari di una cultura molto diversa dalla tua (che so, in India o nell’Africa nera), e incontri un italiano. Beh, scatta subito un’empatia per cui è come se con quella persona avessi tutto in comune. E’ una cosa naturale, succede e basta.
Istintivamente ti fidi di più di chi ti è simile, anche senza basi razionali per questa tua fiducia. Lo ricerchi, addirittura, il tuo simile. E così capita che se stai male in terra straniera, a pelle ti fidi di più di un medico italiano che di uno locale, anche se non li conosci. O se devi votare un tuo rappresentante, sei portato a preferire quello che viene dal tuo stesso paesino, anche senza basi politiche per giustificare questa preferenza. E’ così, inutile negarlo: è istintivo.
E’ rassicurante l’idea che ci sia qualcuno che condivide con noi qualcosa, che in qualche modo ci è simile. E quanto più estraneo è il contesto, tanto più stretto è il legame col nostro simile (e tanto meno ci servono ragioni per giustificarlo, questo legame). La stessa persona che a Milano non saluteresti nemmeno (o che magari, alle 7.30 del mattino sulla metropolitana, ti darebbe anche un discreto fastidio), diventa improvvisamente qualcuno a cui ti senti legato.
L’origine di questo legame così rassicurante sta nel fatto di vedere qualcuno che è come te, che in qualche modo ti rappresenta.
Tra noi e i Santi, e la Vergine Maria sopra a tutti, vige quella stessa unità “a priori” dei due connazionali in terra straniera: siamo simili, e questo ci rende uniti. E allora possiamo davvero contare su di loro, perché sono i nostri rappresentanti presso Dio, sono i nostri membri di garanzia del CdA celeste. I Santi patroni esistono per questo: sono i rappresentanti più stretti, i simili più simili di una certa categoria di persone. Occorrerebbe recuperare la devozione verso i propri Santi patroni, oltre che verso la Vergine Maria, proprio per non sprecare questa opportunità che abbiamo di farli intercedere per noi. Loro sono là, hanno diritto di parola e di voto, e possono portare avanti qualche raccomandazione per i loro simili (la Comunione dei Santi fa il resto). Come chiunque di noi, anche i Santi hanno a cuore in modo particolare coloro con cui hanno qualcosa in comune. Per questo i patroni delle città e dei mestieri sono così importanti.
Sono proprio questi i rappresentanti di cui abbiamo bisogno, altro che quote rosa.