Silent night
Ci sono cose talmente geniali che ti lasciano folgorato, e il brano 7 O’Clock News/Silent Night di Simon e Garfunkel credo sia il modo più geniale e contemporaneamente semplice che io abbia mai trovato per spiegare l’avvenimento del Natale (chi non l’ha mai sentito può trovarlo qui).
Il brano ha questa particolarità: S&G cantano il famosissimo canto natalizio Silent night, mentre in sottofondo si sente un notiziario radiofonico (precisamente, il notiziario delle 19:00 del 3 agosto 1966). Mentre S&G cantano “Silent night, holy night; all is calm, all is bright…“, lo speaker del notiziario elenca fatti di cronaca, omicidi, manifestazioni, questioni di politica internazionale… insomma, quello che sentiremmo più o meno in qualsiasi notiziario di un giorno normale. Via via che il brano procede, il canto natalizio va sempre più in sottofondo mentre viene in primo piano il notiziario delle 19. Gente che muore, gente che protesta… e in sottofondo “silent night…“.
Avevo sentito questa canzone decine di volte, quando qualche anno fa ho di colpo capito quanto fosse assolutamente geniale. Mi ricordo di aver esclamato, mentre la ascoltavo: “E’ così!”, suscitando probabilmente qualche perplessità negli altri passeggeri della metropolitana.
E’ così: il Natale è esattamente così. Dio è venuto nella nostra vita quotidiana, è venuto nei nostri omicidi, nelle nostre manifestazioni di piazza, nelle nostre guerre. E’ venuto dentro tutto questo, ed è venuto in punta di piedi. Un bambino, la cosa più indifesa che si possa immaginare, ha salvato e dato senso a tutta la storia. Questa canzone è geniale perché usa esattamente lo stesso metodo che ha usato Dio nel Natale: una cosa lieve, leggera come un canto di Natale accade dentro alla cronaca, dentro a tutte le cose grandi e piccole in cui ogni giorno siamo coinvolti e affaccendati. Ma con quel canto in sottofondo, tutto il male che la cronaca racconta non è più l’unico sulla scena: ci sono gli omicidi, la gente si odia, ci sono le guerre, tanti muoiono… ma Dio è nato! Lui c’è, con noi, e il male non è più l’unica cosa che si vede all’orizzonte. Non sparisce, ma non c’è più solo lui. E’ una rivoluzione.
Spesso capita di considerare il Natale come una parentesi dentro alla vita “normale”, come un periodo “magico” in cui le cose sono diverse. Col cavolo. Non ho mai sentito una ipocrisia più grande del “a Natale siamo tutti più buoni”. A Natale siamo tutti come al solito, pessimi e cattivi e fallaci come al solito. Solo che c’è una novità: tutto questo male di cui siamo fatti non ha più il coltello dalla parte del manico. Dio è qui, e quindi le cose cambiano.
E’ questo che festeggiamo nel Natale: festeggiamo il fatto che – proprio quando era evidente che nulla possiamo contro il male nostro e del mondo – sono arrivati i rinforzi. Anzi, è arrivato direttamente il padrone di casa, e ci ha messi al sicuro.
Scusate se è poco.
Ci sono cose talmente geniali che ti lasciano folgorato, e il brano 7 O’Clock News/Silent Night di Simon e Garfunkel credo sia il modo più geniale e contemporaneamente semplice che io abbia mai trovato per spiegare l’avvenimento del Natale (chi non l’ha mai sentito può trovarlo qui).
Il brano ha questa particolarità: S&G cantano il famosissimo canto natalizio Silent night, mentre in sottofondo si sente un notiziario radiofonico (precisamente, il notiziario delle 19:00 del 3 agosto 1966). Mentre S&G cantano “Silent night, holy night; all is calm, all is bright…“, lo speaker del notiziario elenca fatti di cronaca, omicidi, manifestazioni, questioni di politica internazionale… insomma, quello che sentiremmo più o meno in qualsiasi notiziario di un giorno normale. Via via che il brano procede, il canto natalizio va sempre più in sottofondo mentre viene in primo piano il notiziario delle 19. Gente che muore, gente che protesta… e in sottofondo “silent night…“.
Avevo sentito questa canzone decine di volte, quando qualche anno fa ho di colpo capito quanto fosse assolutamente geniale. Mi ricordo di aver esclamato, mentre la ascoltavo: “E’ così!”, suscitando probabilmente qualche perplessità negli altri passeggeri della metropolitana.
E’ così: il Natale è esattamente così. Dio è venuto nella nostra vita quotidiana, è venuto nei nostri omicidi, nelle nostre manifestazioni di piazza, nelle nostre guerre. E’ venuto dentro tutto questo, ed è venuto in punta di piedi. Un bambino, la cosa più indifesa che si possa immaginare, ha salvato e dato senso a tutta la storia. Questa canzone è geniale perché usa esattamente lo stesso metodo che ha usato Dio nel Natale: una cosa lieve, leggera come un canto di Natale accade dentro alla cronaca, dentro a tutte le cose grandi e piccole in cui ogni giorno siamo coinvolti e affaccendati. Ma con quel canto in sottofondo, tutto il male che la cronaca racconta non è più l’unico sulla scena: ci sono gli omicidi, la gente si odia, ci sono le guerre, tanti muoiono… ma Dio è nato! Lui c’è, con noi, e il male non è più l’unica cosa che si vede all’orizzonte. Non sparisce, ma non c’è più solo lui. E’ una rivoluzione.
Spesso capita di considerare il Natale come una parentesi dentro alla vita “normale”, come un periodo “magico” in cui le cose sono diverse. Col cavolo. Non ho mai sentito una ipocrisia più grande del “a Natale siamo tutti più buoni”. A Natale siamo tutti come al solito, pessimi e cattivi e fallaci come al solito. Solo che c’è una novità: tutto questo male di cui siamo fatti non ha più il coltello dalla parte del manico. Dio è qui, e quindi le cose cambiano.
E’ questo che festeggiamo nel Natale: festeggiamo il fatto che – proprio quando era evidente che nulla possiamo contro il male nostro e del mondo – sono arrivati i rinforzi. Anzi, è arrivato direttamente il padrone di casa, e ci ha messi al sicuro.
Scusate se è poco.